Io non so perdonare

Io non so perdonare. Né perdonare né dimenticare.
È uno dei miei più grandi limiti forse, e il più lugubre.
E meno che mai so perdonare quando una ferita mi è stata inferta
da persone dalle quali mi aspettavo affetto, tenerezza,
o sulle quali mi facevo illusioni positive.
Ciò non significa, naturalmente, ch’io dichiari guerra
o resti in guerra con coloro che mi hanno ferito, offeso.
Significa che queste persone le liquido.
Le cancello dai miei pensieri, dalla mia vita.
Se le incontro per strada le saluto, in alcuni casi ci scambio una parola, ma dentro di me è come se mi rivolgessi a un’ombra.
Esse non esistono più…
Non v’è uomo o donna colpevole verso di me che non sia finito
nella Siberia dei miei sentimenti.

da: La paura è un peccato di Oriana Fallaci 

Riflessione sul ritenersi adulto

  • Adulto è colui che ha preso in carico il bambino che è stato, ne è diventato il padre e la madre.
  • Adulto è colui che ha curato le ferite della propria infanzia, riaprendole per vedere se ci sono cancrene in atto, guardandole in faccia, non nascondendo il bambino ferito che è stato, ma rispettandolo profondamente riconoscendone la verità dei sentimenti passati, che se non ascoltati diventano, presenti, futuri, eterni.
  • Adulto è colui che smette di cercare i propri genitori ovunque, e ciò che loro non hanno saputo o potuto dare.
    È qualcuno che non cerca compiacimento, rapporti privilegiati, amore incondizionato, senso per la propria esistenze nel partner, nei figli, nei colleghi, negli amici.
  • Adulto è colui che non crea transfert costanti, vivendo in un perpetuo e doloroso gioco di ruolo in cui cerca di portare dentro gli altri, a volte trascinandoli per i capelli.
  • Adulto è chi si assume le proprie responsabilità, ma non quelle come timbrare il cartellino, pagare le bollette o rifare i letti e le lavatrici.
    Ma le responsabilità delle proprie scelte, delle proprie azioni, delle proprie paure e delle proprie fragilità.
    Responsabile è chi prende la propria vita in carico, senza più attribuire colpe alla crisi, al governo ladro, al sindaco che scalda la poltrona, alla società malata, ai piccioni che portano le malattie e all’insegnante delle elementari che era frustrata e le puzzava il fiato.
    Sembrano adulti ma non lo sono affatto.
  • Chi da bambino è stato umiliato, chi ha pensato di non esser stato amato abbastanza, chi ha vissuto l’abbandono e ne rivive costantemente la paura, chi ha incontrato la rabbia e la violenza, chi si è sentito eccessivamente responsabilizzato, chi ha urlato senza voce, chi la voce ce l’aveva ma non c’era nessuno con orecchie per sentire, chi ha atteso invano mani, chi le mani le ha temute.
    Per tutti questi “chi”, se non c’è stato un momento di profonda rielaborazione, se non si è avuto ancora il coraggio di accettare il dolore vissuto, se non si è pronti per dire addio a quel bambino, allora “l’adultità” è un’illusione.
  • Io ho paura di questi bambini feriti travestiti da adulti, perché se un bambino ferito urla e scalcia, un adulto che nega le proprie emozioni è pronto a fare qualsiasi cosa.
    Un bambino ferito travestito da adulto è una bomba ad orologeria.
    L’odio potrebbe scoppiare ciclicamente o attendere a lungo per una sola e violenta detonazione, altri preferiscono implodere, mutilando anima e corpo, pur di non vedere.
  • Ciò che separa il bambino dall’adulto, è la consapevolezza.
    Ciò che separa l’illusione dalla consapevolezza è la capacità di sostenere l’onda d’urto della deflagrazione del dolore accumulato.
    Ciò che rimane dopo che il dolore è uscito è amore, empatia, accettazione e leggerezza.
  • Non si giunge alla felicità attraverso la menzogna.
    Non si può fingere di non aver vissuto la propria infanzia.
    Non si può essere adulti se nessuno ha visto il bambino che siamo stati, noi per primi.

Pedagogo, scrittore e medico polacco Janusz Korczak

Il suddito ideale

Il 4 dicembre 1979 moriva Hannah Arendt, filosofa e studiosa di teoria politica. Nel saggio “Le origini del totalitarismo”, Arendt s’interrogò sul ruolo della propaganda nella distorsione delle capacità critiche dei cittadini, e quindi nella loro trasformazione in sudditi. Il totalitarismo, secondo Arendt, sfruttava la predisposizione delle masse a riconoscersi in una verità fittizia fondata sulla semplificazione della realtà, sul complottismo e sulla creazione del nemico, come nel caso del nazismo con i “Protocolli dei Savi di Sion”.
Negli ultimi anni, le riflessioni di Arendt sono state più volte messe in relazione con il recente dibattito sulle post-verità; chissà cos’avrebbe detto dei deepfake.

Per la sua biografia, ecco il link alla nostra Enciclopedia online: bit.ly/ArendtTreccani

Biagina, mamma di Francesco

Condivido

“…sono anche importanti il rispetto per il prossimo, la sensibilità, l’intelligenza, la comprensione, il perdono e in particolare la fratellanza, un sentimento che sembra essere scomparso.
Io, comunque, non smetto di sperare e credere in un mondo migliore.”

Biagina, mamma di Francesco:
“Ho deciso di rendere pubblica la condizione (perché non è una malattia) di mio figlio Francesco perché la neurodiversità è un valore aggiunto. La società è giusto comprenda che ognuno è eccezionale nella sua unicità.
Francesco ha poi un carattere, una sensibilità ed un’intelligenza che lasciano un segno indelebile in chi lo conosce.
Ho pianto 5 anni fa quando mi è stato comunicato che era autistico, perché temevo la parte malata della società.
La parte cattiva, giudicante, ignorante, distruttiva, arrogante, sempre pronta a vedere il male in tutto.
Ma non è con la paura ed il silenzio che si vincono le battaglie. Non è con la paura che si affronta la vita.
Se avessi saputo prima della disabilità di mio figlio, lo avrei aiutato meglio durante la sua infanzia, con la psicomotricità e terapie psicoeducative adeguate, ma non immaginavo nemmeno lontanamente che potesse avere un disturbo dello spettro autistico di livello 1.
Non lo immaginavo perché non avevo mai sentito parlare di questa condizione.
Fare una giusta informazione, quindi, è importante sempre perché la diagnosi precoce è fondamentale.
Come sono anche importanti il rispetto per il prossimo, la sensibilità, l’intelligenza, la comprensione, il perdono e in particolare la fratellanza, un sentimento che sembra essere scomparso.
Io, comunque, non smetto di sperare e credere in un mondo migliore.”

In foto Francesco con la mamma Biagina

L’abbonamento del treno

immagine: Leaving in the Rain di Steve Hanks

Questa mattina devo fare l’abbonamento del treno a mio figlio e non sono molta contenta e mi vengono dei pensieri estremi.
Pago un abbonam
ento maggiorato del 40% grazie alla Regione Lombardia e mio figlio tutti i giorni prende un treno che fa ritardi e ci sono scioperi tutte le settimane.
Ho letto tante lamentele e ho anche firmato delle petizioni ma sembra proprio che in Italia essere pacati non serve a niente.
Bisognerebbe scioperare subito e occupare i binari, non servirebbero tante persone ma bisognerebbe bloccare pacificamente tutta la Lombardia. Prendersi un giorno di vacanza e bloccare tutti i treni. Può sembrare “troppo”.
Si può pensare che si crei un danno ad altri, ma tutti i giorni noi veniamo presi in giro da chi gestisce il servizio ferroviario.
 Nessuna legge ci tutela se non riceviamo un servizio che abbiamo pagato. Solo così si accorgerebbero che il loro disservizio ha un costo, adesso nonostante le tante lamentele a loro non costa niente.
#trenord #treni #ferrovie